Con esodo ebraico dai paesi arabi ci si riferisce all'espulsione e alla partenza di massa di ebrei, in primo luogo di sefarditi e mizrahi, da paesi arabi e islamici avvenuta a partire dal tardo XIX secolo, e accelerata dopo la guerra arabo-israeliana del 1948.
Secondo le statistiche ufficiali arabe 856.000 ebrei hanno lasciato le loro case nei paesi arabi, dal 1948 fino agli inizi del 1970. Circa 600.000 si sono reinsediati in Israele.
L'Organizzazione mondiale degli ebrei dai paesi arabi (WOJAC) stima che le proprietà ebraiche nei paesi arabi sarebbero valutate oggi a più di $ 300 miliardi di dollari ed le proprietà immobiliari lasciate nelle terre arabe equivarrebbero a 100.000 chilometri quadrati (quattro volte la dimensione dello Stato di Israele).
Dei
quasi 900.000 rifugiati ebrei, circa 680.000 furono accolti da Israele; gli altri andarono in europa (soprattutto in Francia) e nelle Americhe.
In Israele furono temporaneamente collocati in tendopoli, le ma'abarot in ebraico. Queste tendopoli continuarono ad esistere fino al 1963. I loro abitanti furono gradualmente e con successo integrati nella società israeliana, senza ottenere aiuto dalle organizzazioni delle Nazioni Unite per i rifugiati.
L'integrazione comportò comunque dei problemi. Molti rifugiati impiegarono del tempo per adattarsi alla nuova società e vi furono anche delle discriminazioni nei confronti dei rifugiati. Nel 1971 questi sentimenti portarono alla protesta guidata dal movimento delle Pantere Nere Israeliane.