Immaginate dei vulcani in miniatura, sostituite la lava con il fango ed il gioco è fatto!
Immaginate dei vulcani in miniatura, sostituite la lava con il fango ed il gioco è fatto!
Il fenomeno delle salse eruttive, descritto per la prima volta da Plinio il Vecchio intorno al 50 d.C., trova una delle sue massime espressioni nei pressi di Modena, nella Riserva Naturale delle Salse di Nirano; intorno ai camini eruttivi il paesaggio sembra uscito da un film di fantascienza: cumuli di grigia terra che in alcuni punti sembra sbriciolata ed in altri è umida e molliccia. Nel silenzio della natura, vicino alle sorgenti, si sentono i "Blop Blop" delle bolle di gas che risalgono portanto con loro il grigio fango argilloso.
Le salse eruttive sono infatti dovute alla risalita di fanghi argillosi salmastri, che nel tempo edificano le strutture a cono che tanto ricordano gli edifici vulcanici. Il termine salsa deriva dall’estrema sintesi della descrizione del fenomeno stesso: “risalita di acque salmastre”, che diviene “sorgenti salmastre” ed, infine, “salse”.
La riserva naturale delle salse di Nirano (completamente gratuita) si estende sulle prime pendici dell'Appennino Modenese, incorniciata dal tipico paesaggio appenninico a calanchi, ed è il complesso delle salse più importante d'Italia e uno tra i più complessi d'Europa; diversi sono i percorsi che si possono fare all'interno del parco e la loro percorrenza varia dai 30 minuti alle 2 ore, e non presentano particolari difficoltà.
L'accesso alla Riserva Naturale delle Salse di Nirano si trova nella localita Torre Oca del comune di Fiorano, a circa 4 km da Maranello. In auto, dall'autostrada A1 uscire a Modena Nord e proseguire per Maranello, seguendo le indicazioni per la riserva.
Come già detto le Salse del modenese sono già ricordate da Plinio il Vecchio nel secolo I d.C., che nella sua opera "Naturalis Historia" parlò dello "...scontro di due monti che poi tornavano ad allontanarsi con grande frastuono, fiamme e fumo...".
A partire dal '600 le Salse furono oggetto di studi più approfonditi, spesso ancora conditi con descrizioni apocalittiche e coloriture fantastiche. Anche l'abate Antonio Stoppani nel 1864-1865 nella celebre edizione novecentesca del "Bel Paese" ne diede una sua descrizione,