È di questo mese la notizia che un provider internet può essere obbligato a bloccare ai suoi clienti l'accesso ad un sito che viola il diritto d'autore; questo è quanto afferma l'avvocato generale Cruz Villalon nelle conclusioni della causa tra l'internet provider austriaco UPC Telekabel Wien e società Constantin Film Verleih e Wega Film produktionsgesellschaft.
In base al diritto dell'Unione gli Stati membri devono assicurare che i titolari dei diritti d'autore possano chiedere un provvedimento inibitorio nei confronti di intermediari i cui servizi siano utilizzati da terzi per violare i loro diritti.
Le conclusioni dell'avvocato generale in genere sono riprese nelle sentenze dei giudici Ue. In base al diritto dell'Unione gli Stati membri devono assicurare che i titolari dei diritti d'autore possano chiedere un provvedimento inibitorio nei confronti di intermediari i cui servizi siano utilizzati da un terzo per violare i loro diritti. I fornitori di accesso a internet vanno considerati come intermediari. Se la Corte Ue accoglierà le richieste dell'avvocato generale, gli internet provider europei potrebbero essere presto obbligati a bloccare ai propri clienti l'accesso ai siti che violano il diritto d'autore.
Nella prassi i gestori di un sito internet illegale o tali internet provider di siti online operano di frequente al di fuori dei confini europei oppure occultano la loro identità, così da non poter essere perseguiti.
Il fatto di obbligare un internet provider a “bloccare” determinati siti è da considerarsi l’inizio della censura sulla rete globale. Forse che dopo Cina, Iran e altri paese definiti “non democratici” tocchi anche alla liberale Europa iniziare la campagna di censura su internet?
È giusto tutelare i diritti d’autore ma, iniziando a obbligare i provider a bloccare determinati siti è l’ìnizio della censura. Si inizia così, poi si aggiunge un'altra categoria di siti, poi un’altra e in men che non si dica ci ritroviamo con un Grande Fratello Orwelliano a controllarci.
A questo punto cosa ci rimane?
I “pirati” del web possono semplicemente tirar fuori dagli armadi i loro vecchi modem, montare un PC ( non serve nemmeno che sia particolarmente potente) e installarsi una BBS in casa.
In questo modo i provider possono pure censurare i siti ma non possono bloccare le risorse private.