Facebook ha comperato whatsapp, ma la notizia più interessante nell’affare è che l’acquisto è stato fatto per un costo astronomico rispetto al valore dell’ App di messaggistica. Capire, perché una società che fattura 50 milioni di dollari possa essere pagata ben 19 miliardi è tuttora difficile.
Il prezzo è una semplice moltiplicazione:
costo utente whatsapp * numero totale utilizzatori.
Il capitale quindi non è valutato evidentemente solo in base al fatturato o alla capitalizzazione di borsa, bensì al capitale umano, cioè quanto posso guadagnare da un contatto che possiedo dal momento in cui questi è effettivamente attivo. A questo punto, interessante notare che molti utenti, in base a questo ragionamento, vedono minata la loro privacy nei confronti del servizio ed è iniziata una migrazione ( in massa direi) verso altre piattaforme.
A peggiorare la situazione il fatto che sabato 22 febbraio 2014 per ben cinque ore la piattaforma whatsapp è rimasta off-line, a detta dei tecnici, per il passaggio sui servers di FB.
Il garante della privacy tedesco , Thilo Weichert, in concomitanza con l’acquisto della società da parte di Facebook, ha rincarato la dose, invitando gli utenti di whatsapp a passare ad altre piattaforme: secondo Weichert, “WhatsApp è una forma di comunicazione insicura e ha gravi problemi di sicurezza e privacy.”; sempre secondo il garante, entrambe le società hanno rifiutato di seguire le linee guida sulla privacy stabilite dall’Unione Europea. WhatsApp e Facebook hanno sede negli Stati Uniti, dove le leggi sulla protezione dei dati sono meno severe che in Europa.
La privacy policy di WhatsApp permette loro di condividere le informazioni con altri fornitori di servizi nell’ambito di scopi molto specifici e di utilizzare informazioni personali come i dati di utilizzo della connessione, le informazioni sul telefono, sull’indirizzo IP, e altri, così da migliorare la qualità del servizio e creare nuove funzionalità quando l’azienda lo ritiene opportuno, senza consultare i suoi utenti.
Inutilmente Zuckerberg cerca di tranquillizzare gli utenti dicendo che “La privacy su WhatsApp resta uguale, il servizio non cambierà. E’ quello che la gente vuole, sarebbe stupido modificarla”: dopo la notizia dell’ acquisizione di whatsapp sono passati a Telegram ben 5 milioni di utenti ed a Line 2 milioni di utenti in sole 24 ore.
D'altronde WhatsApp è stato acquistato per ingrandire il bacino di utenza di Facebook; inoltre, acquistando WhatsApp, Zuckerberg ha messo una seria ipoteca sul mondo mobile. Le applicazioni più diffuse per smartphone sono ora di sua proprietà, e proprio questa sorta di monopolio pare aver messo in allarme più di qualche utente. Le domande più ricorrenti, sui blog sono: che cosa ne farà Zuckerberg di tutti questi dati? Zuckerberg riuscirà ad accedere anche ai dati che ci si scambia tramite messaggi? Le conversazioni verranno salvate nei loro server?
A questo punto, invito i lettori di questo mio spazio, che sono preoccupati per la loro privacy, a cercare altre alternative (ce ne sono molte completamente gratuite) e con più servizi e/o opzioni di whatsapp.
Di seguito una breve lista delle varie alternative
App
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IPhone
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OS/X
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Android
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Windows
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Black
Berrry
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Altro
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Viber
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X
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X
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X
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X
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X
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Linux,
Windows Phone8
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Blackberry
Messenger
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X
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|
X
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|
X
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Skype
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X
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X
|
X
|
X
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X
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Linux, Windows
Phone
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Line
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X
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X
|
X
|
X
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X
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Windows Phone, Nokia Asha, Firefox OS
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Telegram
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X
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X
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X
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Windows Phone8
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Tra tutte le alternative sembra che gli utenti di WhatsApp preferiscano Telegram per la privacy, anche se Viber o Skype permettono una maggior portabilità, dando la possibilità di installare il client anche su un normale computer.