Quando alla fine dell’agosto 2021 il Governo Cinese, tramite gli organi di informazione ufficiali, annunciò l’introduzione di nuove misure restrittive nel campo dei videogiochi online nel tentativo di fermarne la dipendenza, tutti i giornali riportarono la notizia con molta enfasi dimenticando che, che già alla fine del 2017, l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) aveva annunciato che nell’ undicesima revisione dell’ edizione della Classificazione internazionale delle malattie (ICD-11) che entrerà in vigore il primo gennaio 2022, il disturbo da gioco sarebbe stato identificato come un nuovo disturbo e che la stretta del Governo Cinese era già iniziata nel 2019 quando aveva vietato l’utilizzo agli utenti di età inferiore ai 18 anni di giocare ai videogiochi tra le 22 e le 8 del mattino e, comunque, per non più di 90 minuti nei giorni feriali. Quello che Pechino chiede alle aziende che offrono videogiochi online è però adesso qualcosa di più drastico, ovvero di attuare controlli più accurati su chi utilizza le loro piattaforme attraverso delle verifiche più rigorose che prevedono l’utilizzo di dati reali degli utenti e del riconoscimento facciale per poter accedere e utilizzare i servizi di queste ultime.
Secondo alcuni analisti la decisione del Governo Cinese è vista come una nuova fase della guerra “Hi-Tech” tra Pechino e Washington, (dato che la maggior parte dei giochi online sono creati da software house USA) mentre per altri rappresenta un nuovo modo che il regime cinese ha per controllare i propri cittadini.
Ma i video giochi ed in special modo quelli online portano davvero alla dipendenza?
A memoria di chi scrive questa diatriba tra chi sostiene la dipendenza e chi no è sempre esistita, tanto da ricordare che alla fine degli anni ’80 avevo letto un articolo che difendeva i videogiochi (purtroppo non ricordo il nome della rivista) dove l’autore sosteneva che giocare ai videogiochi – n.d.r. delle sale giochi – non solo non era pericoloso ma addirittura aiutava la coordinazione tra occhio e mani.
Da allora sono passati ormai quasi quarant’anni ma regolarmente quest’idea della dipendenza da gioco continua a comparire.
Uno studio pubblicato sull'American Journal of Psychiatry nel marzo 2017(1) ha cercato di esaminare la validità e l'affidabilità dei criteri per il disturbo da gioco su Internet, confrontarlo con la ricerca sulla dipendenza dal gioco online e stimarne l'impatto sulla salute fisica, sociale e mentale. Lo studio ha rilevato che tra coloro che hanno giocato ai videogame, la maggior parte non ha riportato alcun sintomo del disturbo da gioco online e la percentuale di persone che potrebbero qualificarsi per l’Internet Gaming Disorder è estremamente piccola.
La ricerca che ha coinvolto diversi studi su adulti negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Canada e in Germania ha evidenziato che tra gli individui che hanno manifestato il disturbo da gioco su Internet tutti avevano una salute emotiva, fisica e mentale indebolita rispetto a quelli che non l’ hanno manifestato.
Scrivendo in un commento sullo studio sull'American Journal of Psychiatry, Patrick M. Markey (professore del Dipartimento di Psicologia di Villanova University College of Liberal Arts and Sciences) , e Christopher J. Ferguson (dottore in psicologia clinica presso l'University of Central Florida MS, psicologia dello sviluppo, Florida International University BA, psicologia presso Stetson University), hanno concluso che lo studio suggerisce che "la dipendenza da videogiochi potrebbe essere una cosa reale, ma non è l'epidemia che alcuni hanno immaginato essere".
Sicuramente i videogiochi di oggi, che fanno uso di internet per creare coinvolgimenti con altri utenti, sono fatti per creare situazioni nelle quali chi gioca è invogliato a continuare a giocare tramite l’acquisizione di crediti in base ai livelli che superano oppure comprandoli direttamente. Molte volte (soprattutto per i giochi che si svolgono sui dispositivi mobili) tra un livello e l’altro compaiono schermate pubblicitarie che invitano a comperare crediti o bonus per agevolare il superamento del livello successivo o dello stesso.
Una simile struttura di gioco se risulta pericolosa per un adulto sicuramente per un minore può essere distruttiva. Consideriamo poi che il recente periodo di Lockdown dovuto al Covid-19 ha portato molte persone a rimanere chiuse in casa ed a usufruire di servizi di intrattenimento online alternativi come i giochi.
Ma come si manifesta disturbo da videogioco? Secondo quanto riportato dall’ OMS nell’ IDC-112, con una serie di comportamenti persistenti o ricorrenti legati al gioco, sia online che offline, consistenti in: un controllo alterato sul gioco; una sempre maggiore priorità data al gioco tale che quest’ultimo diventa attività prioritaria nella vita rispetto ad altre attività quotidiane e rispetto agli interessi; una continua escalation del giocare a scapito di relazioni personali, familiari, sociali, educazionali, occupazionali. Per finire affinché venga considerato patologico il comportamento si deve reiterare per 12 mesi.
Da quanto riporta l’OMS sembra che non vi siano moltissime differenze tra la dipendenza da videogiochi e altre dipendenze e l’aggiunta dei videogiochi all'elenco delle dipendenze comportamentali riconosciute potrebbe aiutare milioni di persone bisognose, ma, allo stesso tempo, potrebbe anche “patologizzare” un comportamento normale e creare un nuovo stigma, un marchio, da apporre a chiunque passi troppo tempo a giocare per il puro divertimento.
Le misure che prende il governo cinese, seppur eccessive vanno viste nell’ottica di un governo che ha comunque una struttura di regime che, vorrebbe “moralizzare” i suoi cittadini. I governi liberali occidentali dovrebbero comunque considerare di varare a breve delle misure che impongano delle misure di contenimento per quanto riguarda il tempo che minori e pre-adolescenti passano a giocare online.
Il mondo cambia velocemente e la società gli va a ruota ma non sempre la politica si muove alla stessa velocità!
1Internet Gaming Disorder: Investigating the Clinical Relevance of a New Phenomenon, 4 novembre 2016
2 WHO, Addictive 2018 behaviours: Gaming disorder, 14 settembre
Bibliografia:
https://ajp.psychiatryonline.org/doi/full/10.1176/appi.ajp.2016.16020224
(Ultima consultazione settembre 2021)
https://www.who.int/news-room/q-a-detail/addictive-behaviours-gaming-disorder
(Ultima consultazione settembre 2021)