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By Filippo Brunelli


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Trend webdesign 2018
Trend webdesign 2018
Il mondo del web, come la moda, è soggetto a cambiamenti di stile e gusto.
Se in passato le tendenze del web cambiavano lentamente negli ultimi anni, complici nuovi dispositivi e nuove tecnologie che offrono nuove opportunità di sviluppo,  i cambiamenti e le mode sembrano aver messo il turbo.
Nonostante questo alcuni aspetti sono rimasti importanti mentre altri sono spariti per lasciare spazio a nuove tendenze.
Vediamo ora di analizzare quello che si presume sarà il trend per il 2018 nella creazione dei siti web.

Facilità d’uso e l’alto contenuto informativo
Questi due punti non sono mai venuti meno, anzi sono aumentati con l’aumentare dei siti web disponibili e degli utenti della rete;  un contenuto user-friendly dovrebbe essere chiaro e facilmente accessibile  con l’uso di elenchi puntati, tag H2, H3, H4, per evidenziare le sezioni.
Il contenuto della/e pagina/e deve essere attuale e di rilevanza per l’utente: il sistema di ranking di Google è progettato e viene continuamente perfezionato intorno al concetto di rilevanza ed utilità per l’utente; la lunghezza di un testo è una caratteristica decisiva per capire come un tema venga trattato su un sito. 
Ai testi lunghi viene assegnato un valore informativo maggiore! 
La presenza di pubblicità nella pagina non deve essere ne troppa e ne troppo invadente.
Quindi il 2018 sarà indirizzato ancora ed in maniera più decisiva verso l’utente finale.

Mobile-First Index
Dato che il 55% del traffico web mondiale passa tramite dispositivi mobili Google ha deciso di passare al Mobile-First Index. Cosa vuol dire?  
Semplicemente che dal 2018 Google giudicherà i siti web partendo dalla versione mobile, quindi nelle ricerche (indipendentemente dal mezzo con il quale sono state fatte) compariranno prima i siti ottimizzati per il mobile. Questa è la naturale evoluzione del “mobilegeddon” del marzo 2015 che porta prima di tutto ad avere siti veloci, con immagini ottimizzate (e non eccessive), video che non partono e non si caricano in automatico, contenuti facili da leggere e soprattutto siti che si adattino a più dispositivi con diverse risoluzioni quindi preferenza a siti responsitive anziché con versioni mobili separate.

Per quanto riguarda  l’estetica di un sito web,  partendo dalle “necessità” tecniche SEO precedentemente indicate vediamo che, mettendo al centro la facilità d’uso è importante la UI

User Interface (UI)
L’interfaccia deve essere esteticamente chiara e ordinata, se i menù sono molti si può ricorrere all’ hamburger menu o anche hamburger button per le versioni mobili del sito, distanziare i menù in maniera che siano facilmente cliccabili, evitare fonts pesanti e di difficile lettura.

Contenuti chiari
Evidenziare e separare i diversi contenuti tramite un layout a schede (esempio Google news , Facebook, Pinteres, Twitter).  Nei  layout a schede i contenuti  sono presentati in più schede distribuite su tutta l’ UI.
Questo tipo di interfaccia permette inoltre una più razionale presentazione dei contenuti, delle immagini, dei video e dei pulsanti.

Font e tipografia
Se fino a poco tempo fa i caratteri di grandi dimensioni e l’uso di diversi font era da deprecare, adesso (usati in maniera armoniosa) è invece consigliato in quanto facilita la lettura e l’individuazione dei contenuti. Ma attenzione che non va mai dimenticato un aspetto: il font selezionato deve essere facilmente leggibile per l'utente con ogni dispositivo e non eccessivamente pesante da caricare.
Nel 2018, potremmo anche vedere caratteri e colori prendere il posto delle immagini. Questo ha senso soprattutto per i dispositivi mobili. A differenza delle immagini, che rallentano le pagine, il ridimensionamento della dimensione dei fonts non influisce sulle prestazioni e crea linee più pulite sulla pagina. Pulsanti grandi, immagini cliccabili stanno andando fuori moda!

Velocità del sito.
La regola generale del "less is more" che non significa un sito web con pochi contenuti multimediali o di immagini ma che presta attenzione a quali sono e dove sono.
Considerando che la velocità di un sito web ha un grande impatto sulla User Experience, prendiamo in considerazione che se si superano i 5 secondi prima che siano visibili i contenuti abbiamo perso quasi sicuramente il nostro utente.
Per questo motivo è bene usare delle piccole attenzioni: 
• caricare gli elementi chiave per primi, ovvero quei componenti del sito web visibili all’osservatore senza che sia necessario lo scrolling; 
• salvare le immagini nel formato Progressive JPEG e non farle eccessivamente pesanti; 
• posizionare, quando possibile, gli script alla fine della pagina e raggrupparli in un unico file per minimizzare le chiamate al server; 
• ottimizzare i CSS.

SVG
SVG sarà l’estensione più popolare nelle tendenze del web design 2018.
Chiaramente non sempre si potrà usare questo tipo di formato, ma quando possibile meglio usarlo in quanto essendo un formato vettoriale ( a differenza del PNG o JPG o del GIF che sono bitmap) si adatta meglio e senza perdita di qualità alle varie risoluzioni.
Dunque, SVG non può sostituire foto o immagini complesse, ma per  loghi o altro è consigliato.

Fine del flat Design
Il 2018 segnerà il passaggio dal Flat Design al  Material Design, in modo da dare all’utente una UI simile a quella che trova nel suo dispositivo mobile.
Bisogna ricordare che il material design è l’evoluzione del flat design e quindi non vuol dire tornare a fronzoli ed elementi “barocchi” tipici dei siti web pre flat design ma un mix di realismo e minimalismo applicato alla grafica che ha come obbiettivo quello di favorire una navigazione più semplice e intuitiva per l’utente.

Micro-interazioni.
Facebook e altri social network hanno reso le micro-interazioni estremamente popolari.  
 Ecco che anche il semplice “condividi” diventa un esperienza interattiva dove le microinterazioni consentono all'utente di interagire con gli altri senza ricaricare la pagina.
In definitiva le Micro-interazioni forniscono utili feedback agli utenti, in modo divertente e migliorandone la navigazione.

Concludendo possiamo affermare che il trend per il 2018 punterà ad una maggior attenzione alle necessità dell’utente, anche grazie ai motori di ricerca che premieranno quei siti web che danno la precedenza ai contenuti e alla User Experiences, anziché  puntare solamente alla visibilità.
Ed il tuo sito web è pronto per il 2018?

Adesso niente panico
Adesso niente panico
Con il DDL Orlando si introduce l'uso dei "captatori informatici" per aiutare le forze dell'ordine e la magistratura nello svolgimento dei loro compiti e potranno anche essere utilizzati per indagini su reati minori.
Tralasciando un punto di vista giuridico (per il quale non ho né le conoscenze, né la preparazione adeguata) vorrei analizzare la notizia da un punto di vista tecnico e togliere un po' dell'allarmismo che circola sui blog in rete.
Partiamo prima di tutto nel capire cosa sono questi "captatori informatici": tecnicamente si tratta di un software malevolo in grado di infettare dispositivi come smartphone, tablet o pc e di accedere a tutta la sua attività e di attivare microfono e videocamera. 
Si capisce subito quindi che non stiamo parlando solamente solamente di trojan (anche se molte testate tendono a definirli: "trojan di stato") ma possono essere anche dei virus, degli spyware o anche dei "semplici" back door.
È quindi considerare che anche i captatori informatici di stato si comporteranno allo stesso modo di quelli attualmente in circolazione usati dai malintenzionati e che, di conseguenza, anche loro dovranno sottostare alle stesse "regole" per installarsi. 
Un utente normale non dovrebbe, in teoria, che continuare a seguire le regole che ha sempre usato per la sicurezza dei propri dati: fare attenzione a quali siti visita e cosa si scarica, avere un antivirus sempre aggiornato, evitare tutti quei comportamenti considerati a rischio.
Per quando riguarda i dispositivi mobili il discorso si fa invece più complicato. Abbiamo appena detto che, come tutti i virus informatici, anche i captatori informatici di stato devono essere installati sul dispositivo ed è quindi possibile che i responsabili delle forze dell'ordine chiedano aiuto ai gestori dei servizi telefonici.
Ma come funzionerebbe un metodo simile?
Molti dispositivi mobili sono "brandizzatri" che se da un lato consente di risparmiare sul costo d'acquisto del device dall'altro essendo quest'ultimo commercializzato dall'operatore telefonico viene personalizzato dallo stesso attraverso l'inserimento del proprio logo e da una serie di software proprietari. 
E qua sta l'inghippo: questi software sono spesso difficilmente rimovibili (senza dover hackerare il dispositivo e farne decadere la garanzia) e possono essere una porta aperta all'inserimento e l'installazione nel dispositivo di software indesiderato. Ovviamente questo è solo un possibile scenario e la realtà potrebbe essere molto diversa.
Riguardo l'utilizzo da parte dell'ordine dei dati raccolti e delle modalità il DDL Orlando sembra mettere un po' di ordine nel caos attualmente esistente e regolamentarne l'utilizzo, ma (come già detto) da un punto di vista giuridico non sono qualificato a trarre considerazioni.
Per finire vorrei ricordare delle parole che mi diceva sempre mio nonno: "male non fare paura non avere", quindi se avete la coscienza pulita non vi dovrete preoccupare dei captatori informatici di stato.
da HTTP a HTTPS
da HTTP a HTTPS
Il certificato SSL (Secure Sockets Layer) serve a proteggere tutte le comunicazioni che avvengono tra il browser ed il server: il certificato SSL permette che le informazioni che vengano inviate ad un server vengono criptate prima che il trasferimento abbia inizio e fa in modo che queste possano essere leggibili esclusivamente da parte di un server nel quale il certificato SSL è presente. Si capisce subito che questa misura di sicurezza è strettamente necessaria per tutti quei siti che per loro natura richiedono l’inserimento, da parte dell’utente, di informazioni personali o dati relativi ai metodi di pagamento (ovvero i siti dove siano presenti dei moduli).
Da questa introduzione un utente che gestisce un suo piccolo blog od un piccolo sito web potrebbe essere tentato di considerare il passaggio ad un protocollo https non necessario (a volte pure costoso), e in questo avrebbe ragione se non fosse che da google ha annunciato che l’HTTPS diventa un fattore di posizionamento. Certo si tratta, a detta dell’azienda di Mountain View, di un fattore minimo che influisce sul posizionamento del sito ma non è detto che in un prossimo futuro non aumenti di importanza.
L’invito a passare dal protocollo http a quello https l’azienda americana lo aveva esteso già da qualche tempo ai webmaster, introducendo sul suo browser Chrome (con la versione 56 dal gennaio 2017) una piccola segnalazione affianco all’indirizzo del sito che indicava se un sito era o meno sicuro. Dalla versione 58 del browser, inoltre, Google ha deciso di segnalare i siti che pretendono dei numeri e delle combinazioni particolarmente delicate che rischiano, così, di ritrovarsi con un’etichetta in alto a sinistra che mette in guardia l’utente. Non è escluso che altri browser seguiranno a breve l’esempio.

Adesso la necessità di usare l’HTTPS si allarga praticamente a tutti. Qualche giorno fa a molti webmaster è arrivata un’email nella Search Console con un avviso importante che segnalava insicurezze in alcune aree del sito.  Se prima quindi la situazione era limitata a quei siti che richiedevano dati personali o carte di credito adesso qualsiasi sito o blog potrà essere considerato no sicuro.

Sebbene possa sembrare un imposizione (ed a tutti gli effetti lo è) il passaggio al protocollo HTTPS rappresenta anche l’occasione buona per passare ad un livello di sicurezza maggiore che ha come risultato secondario, la maggior parte delle volte, un caricamento più veloce del sito. 
Il passaggio da http a https è molto semplice e basta seguire poche semplici regole:

Installare un certificato SSL sul proprio server, molte aziende che offrono hosting (come register o Aruba) offrono gratuitamente il servizio base su certi piani. 
Impostare un reindirizzamento da http a https su tutte le pagine (magari impostandolo a livello di applicazione come nel caso global.asax dei server windows)
Aggiornare la sitemap
Re-inviare la proprietà del sito a search console dato che considera come proprietà separata.
Correggere su Bing l’indirizzo da http a https
Su google analytics dalla voce “Impostazioni proprietà” del sito, nel pannello di amministrazione modificare l’URL predefinito da http a https.  In questo modo non si perdono le statistiche pregresse.
Verificare che il file robots.txt
Per ciascuna pagina verificare che i contenuti (comprese le immagini, le tag per la visualizzazione dell'advertising, i riferimenti a servizi di terze parti,...) vengano sempre richiamati usando un URL HTTPS.
Quando si passa a HTTPS sostituire i riferimenti alle pagine HTTP e non usare versioni differenti per le pagine erogate via HTTPS (non mantenere MAI entrambe le versioni delle pagine)

Come si è quindi visto, dato che il passaggio non è particolarmente difficile, soprattutto nel caso il sito sia stato pianificato con criterio fin dall’inizio ( come dovrebbe sempre essere fatto) il passaggio obbligatorio è fortemente consigliato dal sottoscritto

INFORMAZIONI TECNICHE:

Impostare un redirect verso https:
 se uso Apache inserire una regola nel file htaccess.
<IfModule mod_rewrite.c>
RewriteEngine On
RewriteCond %{HTTPS} off
RewriteRule ^(.*)$ https://%{HTTP_HOST}%{REQUEST_URI} [L,R=301]
</IfModule>
Se uso IIS  inserire la regola nel global.asax
If HttpContext.Current.Request.IsSecureConnection.Equals(False) Then
Response.Redirect(("https://" & Request.ServerVariables("HTTP_HOST")) + HttpContext.Current.Request.RawUrl)
End If

Nel caso si carichino risorse esterne assicurarsi che puntino a https come nel caso di jquery:
src="https://ajax.googleapis.com/ajax/libs/jquery/1.6/jquery.min.js" oppure file css <link href="https://www.filoweb.it/ css.css" rel="stylesheet" type="text/css" />

Controllare che le url canoniche siano indirizzate a https e non http (LINK REL="CANONICAL" href="https://www.filoweb.it)

Buon lavoro

Più Pokemon Go e meno Office?
Più Pokemon Go e meno Office?
A gennaio del 2016 scrivevo su queste pagine di come la microsoft avrebbe recuperato campo nei disposivi mobili grazie a windows10 e windows10 mobile.
Purtroppo questa mia speranza/previsione si è dimostrata azzardata: dopo che anche Bill Gates ha dichiarato di non usare più windows phone sul suo telefono ma di essere passato ad Android, anche Joe Belfiore (vicepresidente per i sistemi operativi) ha spiegato in una serie di tweet di ottobre 2017, che quel comparto (windows phone)  “non è più il focus” di Microsoft che comunque continuerà a sviluppare il supporto per la sicurezza e le patch.
Cosa vuol dire? Semplice che la casa di Redmond non svilupperà più nuovi software per i dispositivi con windows 10.
A cosa è dovuto questa fine? 
Microsoft era entrata tardi nei dispositivi mobili, sebbene già in passato con windows CE avesse messo a segno diversi buoni risultati non era riuscita ed entrare nel mercato emergente al momento giusto trovandosi ad affrontare, in seguito, un mercato già consolidato da Android e Apple. A questo si aggiunge che pochi sviluppatori sono stati disposti a “rischiare” su quel sistema operativo che aveva pochi utenti e pochi utenti volevano un sistema operativo che non disponeva di molte app sullo store. Insomma un cane che si morde la coda.
È stato, invece, in giappone e nel mercato Business dove Microsoft ha avuto il massimo dell’espansione con windows phone, segno che il sistema era buono e stabile per chi non cercava fronzoli ma sicurezza:  molte delle funzioni che su altri dispositivi erano disponibili tramite app in windows phone erano già presenti nel sistema operativo. 
Windows mobile era (e rimane tutt’ora), indiscutibilmente, un ottimo sistema operativo: sicuro, stabile ed intuitivo ma, alla fine, la scelta la fanno gli utenti e un ecosistema senza app, per quanto ben fatto, non attrae utenza.
Rispondendo ad un utente che chiedeva appunto più app da utilizzare sul proprio device mobile, Joe Belfiore ha affermato che Microsoft ha fatto in passato veramente il possibile per risolvere questo grande problema. Basta pensare che il colosso di Redmond ha addirittura pagato oltre che sviluppare personalmente le applicazioni delle compagnie più famose che però non hanno mostrato comunque interesse nei confronti della piattaforma che era considerata troppo povera in termini di utenza.
Tutto questo pensando che Microsoft possiede ben 3 delle 5 app del mercato business più scaricate ( Office, LinkedIn e Skype for Business) crea una certa tristezza perché segna la fine di qualcosa che poteva veramente essere la differenza ma che non è stato capito dal mercato… forse la Microsoft doveva sviluppare più Pokemo Go e meno Office?
Per finire non rimangono che I tweet di Joe Belfiore a salutare windows phone:  “We have tried VERY HARD to incent app devs. Paid money.. wrote apps 4 them.. but volume of users is too low for most companies to invest”

Hanno vinto ancora...
Hanno vinto ancora...
Un'altra battaglia è stata vinta dai pigri e gli incapaci: i video verticali.
Per lungo tempo si è combattuta una battaglia per dire "No ai video verticali" ma da quando applicazioni per smartphone come Periscope, Snapchat e Meerkat hanno iniziato ad incentivarne, i pigri e gli ignoranti nelle basi delle riprese video si sono sentiti in diritto di stravolgere ogni buon senso (Periscope non dà nemmeno l'opzione per fare riprese orizzontali).
Anche un colosso come Youtube alla fine si è dovuto adattare alla pigrizia di chi non vuole ruotare lo smartphone e a giugno ha iniziato a contrastare le fastidiosissime bande laterali che accompagnano i video verticali con un aggiornamento che adatta i video verticali all'interfaccia: quando un filmato in verticale viene riprodotto non a schermo intero, YouTube ne mostra solo una parte, adattandolo al player e soluzioni analoghe stanno adottando Google e Viemo, dopo aver fatto una grossa comunicazione cercando di far capire agli utenti che i video verticali non sono "comodi" per il web e sopratutto per la classica visualizzazione a schermo, di computer o televisore.

Il solo fatto che si possa girare un video in verticale non vuol dire che si debba farlo. Il problema dei video verticali si presenta quando li guardi su uno schermo diverso da quello degli smartphone: a differenza di una fotografia (che la si può girare) un video non lo si può girare di 90° e quindi sono costretto a mostrare o delle bande nere oppure delle bande sfumate che non sono esteticamente belle. I televisori, i Cinema e anche gli occhi umani sono strutturati per vedere le immagini in larghezza più che in altezza. La maggior parte degli schermi tv o monitor sono addirittura 16:9 ormai e non più 4:3.
Chi si ricorda quanto era brutto in passato vedere un film girato in cinemascope (rapporto 2.35:1) su di un televisore 4/3? Adesso sta succedendo una cosa analoga con i video verticali, quando si cerca di proiettarli su un monitor o un TV normale l'immagine non è adatta!
Evidentemente chi gira questo tipo di video spera che un domani vi saranno televisori o monitor con lo schermo verticale o che si girano (già esistenti sul mercato) ma pensate a quando sia scomodo e soprattutto non ergonomicamente adatto alla morfologia umana… forse con l'ingegneria genetica, secondo queste persone, dovremmo anche rinunciare alla visione binoculare? Il campo visivo umano ha un'ampiezza orizzontale di circa 200° ed un'ampiezza verticale di poco più di 100°, quindi un aspect ratio che va da 1,78:1 (16:9) a 2,33:1 (21:9), è quello che più si adattano alla nostra visione.
Da un punto di vista tecnico, inoltre, un video verticale perde molte "informazioni", ovvero quello che succede intorno al soggetto creando molta "Aria" sopra e sotto, lasciando vedere solo un piccolissimo spicchio della realtà. Le informazioni registrate in verticale rimangono piccole rispetto al formato, dando una visone piccola della realtà. 
Per chi obbietta che "le dirette FB sono solo in verticale" la risposta è semplice: le dirette devono lasciare spazio ai commenti quindi, in realtà, in questo caso la visualizzazione in verticale permette di avere una buona visualizzazione dello schermo, lasciando la parte sotto per i commenti, quindi una questione di impaginazione più che di corretta ripresa.

È vero che è più comodo tenere il telefono in verticale che non in orizzontale (soprattutto per abitudine), e per una ripresa fatta al volo, dove si estrae il telefono e si riprende ha senso; siamo abituati ad usare il telefono in maniera verticale, ma per i video di lunga durata, dove si riprende magari una manifestazione o un evento o anche solamente la recita del figlio, dove cioè la ripresa non è immediata il video verticale non ha motivo di essere.
Purtroppo è vero che con l'aumento delle persone che guardano tutto tramite smartphone il futuro dei video sarà sempre più verticale, ma questo non vuol dire che sia una buona norma o regola da seguire. Cosa succederà il giorno che si tornerà ad usare dispositivi con schermi "normali"? Ma soprattutto ricordate che fare un video verticale non vuol dire fare un buon video. In inglese hanno coniato una terminologia "Sindrome da video verticale" e, con un video semiserio, si dà una spiegazione molto simpatica del fenomeno ( https://www.youtube.com/watch?v=Ko5fFuAZ39o) che invito tutti a guardare.

Concludendo, se anche tu sei stanco di andare sui social o su internet e vedere dei video dove la porzione di inquadratura è minuscola e dove non si vede niente dì NO AI VIDEO VERTICALI
Per chi dice: «Ormai non mi serve più il pc, faccio tutto con lo smartphone»
Per chi dice: «Ormai non mi serve più il pc, faccio tutto con lo smartphone»
Perché questo articolo? 
Inizio con il chiarire che questo non intende essere un articolo polemico ma semplicemente ristabilire un giusto equilibrio tra le funzioni dei vari device perché sempre più spesso mi sento dire: “ Non mi serve più il computer, ormai faccio tutto con il telefono!”.
È vero: il telefono mi permette di ricevere e di rispondere alle e-mail, scrivere testi, navigare su internet, fare foto e molto altro ma…
Iniziamo con una domanda tecnica per poter chiarire questo “ma” che pende dalla frase sopra: i processori degli smartphone sono comparabili ai processori PC in termini di prestazioni?
La risposta è no! I processori degli smartphone (anche i più nuovi) non sono assolutamente paragonabili ai processori per PC:  la misurazione di una CPU Smartphone di fascia alta è diversa dalla misura di una CPU PC di fascia alta e può così capitare che un processore intel vecchio di 5 anni risulta più performante di una CPU nuova di uno smartphone.
Questo perché le CPU del PC sono più grandi e generalmente contengono maggiori istruzioni. Avendo una vita operativa più lunga hanno al loro interno molte istruzioni legacy(rif.1) per la necessità di supportare diversi software e anche moltissimo hardware. In generale, se stiamo parlando di CPU Desktop e/o Laptop, stiamo parlando di CPU che supportano x86 e sono generalmente CISC(rif.2). Le CPU Smartphone sono generalmente più piccole e supportano meno istruzioni. Molto spesso nelle CPU Smartphone usano chip di RISC molti dei quali sono basati su ARM.
Possiamo parlare sia del PC che dello Smartphone in termini di prestazioni per watt, ma le misure effettive che otteniamo verranno giudicate in modo molto diverso: gli smartphone hanno notevolmente meno potenza della batteria per lavorare rispetto ai portatili anche leggeri e quindi un attività che in un computer portatile fa grosso uso di risorse pur mantenendo sempre un consumo limitato della batteria potrebbe scaricare uno smartphone in poco tempo. 
Da un punto di vista software troviamo che esistono infinite App che permettono di fare moltissime cose, ma allo stesso tempo risultano limitate a determinate funzioni propri in virtù della differente impostazione hardware.
Così succede che, mentre su un PC con un programma posso fare moltissime cose su uno smartphone per fare le stesse devo passare attraverso diverse App e a volte non ho lo stesso risultato. Ad esempio su un PC tramite un programma come Adobe Premiere, posso fare l’acquisizione di un video, modificarlo, renderizzarlo ed esportarlo in vari formati (e molto altro ancora  senza problemi),  su smartphone se uso una sola App ho delle limitazioni per le modifiche o per il rendering oppure devo passare da diverse app per ottenere un risultato che si avvicina a quello ottenuto con un pc.
Per essere sicuro di quello che sto scrivendo ho voluto fare un esperimento molto più semplice:
Mi sono imposto di scrivere un file XML di un RSS Feed (rif.3) e uplodarlo su un server web.
Il file era molto semplice solo 13 righe.

Mi sono quindi scaricato un editor di testo che supportasse highlighting (rif.4) per non farmi mancare nulla, poi ho scaricato un client FTP e mi sono messo al lavoro
Subito mi sono accorto della prima difficoltà: la tastiera. 
In uno smartphone la tastiera è piccola, e se va bene per scrivere messaggi o dei brevi testi, per chi è abituato a scrivere con 2 mani e 10 dita la cosa è complicata; se poi aggiungiamo che si devono usare caratteri quali [] o <> e numeri “switchare” tra la tastiera normale e quella con i simboli e numeri diventava macchinoso e lungo, per non parlare poi dell’assistente ortografico che cercava di correggermi quello che scrivevo fino a quando non l’ho disattivato. 
Provare a dettare? Provare voi a dettare ad uno smartphone un XML di un rssfeed e poi mi dite cosa scrive.
In ogni caso dopo circa 20 minuti (e diverse imprecazioni da informatico)  sono riuscito a scrivere quello che dovevo ( se avessi usato un PC con una tastiera avrei impiegato meno di 5 minuti).
Per fortuna l’upload del file non ha creato problemi ma… una volta caricato mi compare un errore, infatti mi ero dimenticato un “/” di chiusura, così ho dovuto riaprire il file e correggerlo e mi sono accorto di quanto sia scomodo andare ad una determinata riga e colonna anche solo di un testo su un display dello smartphone.
Così mi sono immaginato un manager che deve scrivere una relazione e vuole farlo con uno smartphone, oppure che deve controllare o editare un foglio Excell complesso sempre con lo smartphone.
Concludendo si può ben dire che uno smartphone può andare bene per chi non deve fare un uso professionale o non sia troppo “pignolo” nei risultati che siano foto, documenti o altro, ma assolutamente non può sostituire un pc (o un navigatore satellitare che usa il GPS invece che l’A-Gps, una macchina fotografica - che a parità di Mpixel ha una qualità dell'immagine superiore a quella di uno smartphone di fascia alta in termini di DPI, Lenti, Gamma dinamica, ecc.- o ogni altro strumento specifico).
Se non hai capito metà dell’articolo ma soprattutto se pensi che tutto quello che ti serva sia scattare foto delle vacanze per condividerle su Facebook, navigare, fare qualche giochino di tanto in tanto e magari leggerti le e-mail, senza troppe pretese  puoi tranquillamente continuare a pensare che “con uno smartphone puoi fare tutto quello che fai con il computer e che un PC (fisso o portatile) non ti serva a nulla” perché - in realtà- fai poco o nulla,  altrimenti questo articolo non ti serve dato che sai già la differenza.

 

rif.1 Legacy (ereditato, che è un lascito del passato) è un sistema informatico, un'applicazione o un componente obsoleto, che continua ad essere usato
rif.2 CISC (Complex Instruction Set Computer ) indica un'architettura per microprocessori formata da un set di istruzioni contenente istruzioni in grado di eseguire operazioni complesse come la lettura di un dato in memoria, la sua modifica e il suo salvataggio direttamente in memoria tramite una singola istruzione. RISC (Reduced Instruction Set Computer) indica una filosofia di progettazione di architetture per microprocessori che predilige lo sviluppo di un'architettura semplice e lineare. Uno studio del 2015 che confronta le CPU Intel X86, ARM e MIPS rileva che la microarchitettura è più importante dell'architettura di set di istruzioni, RISC o CISC.
rif.3 RSS (acronimo di Really Simple Syndication) è un flusso di informazioni che permette di diffondere i propri articoli online in formato XML
rif.4 Con syntax highlighting o colorazione della sintassi si intende la caratteristica di un software, solitamente editor di testo, di visualizzare un testo con differenti colori e font in base a particolari regole sintattiche.
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