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By Filippo Brunelli


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LA CAPITALE EUROPEA DELLA CULTURA 2019
Matera Matera (MT)
Matera è una città che è rimasta immutata nei tempi e visitare la città è come entrare in un presepe tanto che nel 2004 Mel Gibson decise di girare qua il suo film “The Passion of Christ”; ma quello di Gibson non è ne il primo ne l’ultimo dei film girati in questa città. Negli anni altri famosi registi hanno ambientato i loro capolavori in questa città tra questi ricordiamo “La Lupa” del 1956 di Lattuada, “Anni ruggenti” di Luigi Zampa del 1962, “Il vangelo secondo Matteo” di Pasolini del ’64, “Cristo si è fermato a Eboli” di Rosi nel  1979, “L’uomo delle stelle” di Tornatore (1995), il remake di “Ben Hur” del 2015, per finire nel 2019 con “No Time to Die” l’ultimo film della saga di 007.
Questa luna lista di film severe solo per dare un’idea di come sia speciale la città dei sassi dove, fino agli anni ’50, la maggior parte della popolazione viveva ancora nelle case grotte come ai tempi dei primi insediamenti. 

Matera è una città nata nel tufo, che i geologi chiamano calcarenite, un materiale friabile e adattabile che i maestri artigiani del luogo hanno imparato a lavorare con grande maestria e, mentre scavavano per estrarre il tufo, alla gente del luogo sembrò normale crearsi l’abitazione all’interno di quelle rocce. Piano piano il numero delle abitazioni è cresciuto e nella stesa roccia vennero scavate viuzze, chiese, piazze creando la struttura urbana della città che conosciamo oggi e che diede il soprannome a Matera di città dei Sassi.

Negli anni ’50, per proteggere gli abitanti dalle malattie dovute alla scarsa igiene nella quale vivevano il governo italiano creò la città nuova dove vennero fatti spostare gli abitanti dei sassi: dopo la Seconda Guerra Mondiale, con la denuncia di Carlo Levi, Matera fu presa a modello di quello che era l’arretratezza e la povertà dell’Italia meridionale. I Sassi erano un groviglio di case sovraffollate, sporche, in cui mancano le più elementari condizioni sanitarie per vivere degnamente, a partire dalla mancanza di fogna e di acqua corrente, tanto che la mortalità infantile era una delle più alte in Italia (su 1000 bambini nati 463 nascevano morti, contro la media nazionale ferma a 112).
Per volere di Adriano Olivetti (all’epoca presidente dell’Istituto Nazionale dell’Urbanistica) nacque la “Commissione per lo studio della città e dell’agro di Matera”, con lo scopo di avviare un’indagine per conoscere a fondo le condizioni di vita degli abitanti dei Sassi e successivamente proporre soluzioni per trasferirli in quartieri nuovi. Nel maggio 1952 lo Stato Italiano, con l’allora presidente del consiglio Alcide De Gasperi e con il ministro Colombo, tramite la “Legge Speciale per lo sfollamento dei Sassi” impose a circa diciassettemila persone, di abbandonare le proprie case per trasferirsi nei nuovi rioni.
I Sassi divennero così una città fantasma e gli ex abitanti ottennero case nuove pagando canoni di affitto irrisori in cambio della cessione delle loro vecchie dimore al demanio. Il degrado e l’abbandono si impossessarono delle grotte e delle chiese rupestri, mentre la città si espandeva nei quartieri nuovi secondo il Piano Regolatore.
Nel 1986, grazie alla Legge Speciale n. 771, si autorizzò i cittadini a tornare nei vecchi rioni in tufo per farli rivivere, invertendo quello che era stato il flusso forzato verso i nuovi quartieri; questo periodo rappresenta l’inizio di una nuova alba per i Sassi e per la città trasformando quello che era chiamato la “Vergogna nazionale” in uno dei centri storico culturali più importanti ed unici del mondo.
Bisogna però aspettare il 9 dicembre del 1993 affinché l’UNESCO dichiarasse i Sassi “Patrimonio Mondiale dell’Umanità”, facendone il sesto sito italiano ad entrare a far parte di questo speciale elenco, ed il primo dell’Italia meridionale.
Negli anni seguenti la città è cresciuta e con essa anche il turismo vedendo la nascita di numerosi ristoranti, hotel e b&b.

Tra i luoghi da visitare nella città dei sassi sicuramente non bisogna perdere il “Palombaro lungo”, la grande cisterna che si trova sotto la centrale piazza Vittorio e che venne utilizzata fino ai primi anni del ‘900 per la raccolta dell’acqua potabile. Per visitare questo luogo esiste un suggestivo percorso, la cui visita deve essere prenotata, che permette di osservare questa incredibile cisterna scavata nella roccia che è una tra le più grandi al mondo.
Per chi visita Matera, poi, imperdibile è la visita a una delle tante casa-grotta scavate nella roccia che sono state oggi recuperate e trasformate in musei dove è stato ricostruito il tipico ambiente nel quale vivevano i materani fino alla metà del secolo scorso; così come imperdibile risulta la visita alle chiese rupestri.

Da un punto di vista enogastronomico Matera è una città dalla tradizione culinaria molto antica basata sulla semplicità dei piatti che fanno largo uso di portate a base di formaggi, legumi, carni e verdure, il tipico Pane di Matera nonché i rinomati peperoni cruschi che consigliamo vivamente di mangiare sulle bruschette; oltre che sul pane questi peperoni, dolci e croccanti, sono usati anche per condire i piatti di pasta fresca come i cavatelli, la tipica pasta preparata con farina di grano duro, acqua e sale e poi tagliata a pezzetti.
Questi piatti tipici vanno accompagnati con uno dei vini DOC del luogo come il Matera Rosso, oppure un "Matera" Primitivo od il "Matera" Rosso Jonico; se si preferiscono i vini bianchi, invece, segnaliamo il "Matera" Greco ed il "Matera" Bianco.

Matera, come Venezia, è una città unica nel suo genere che merita di essere visitata almeno una volta nella propria vita.
LORETO: TRA FEDE E SPIRITUALITÀ
Loreto Loreto (AN)
Loreto è un comune anconetano che sorge sulla sommità di una modesta altura e circondata da un'ampia campagna.
La principale attrazione è il Santuario della Santa Casa di Loreto intorno al quale tutta la città si è sviluppata.
Secondo la tradizione il santuario ospita la celebre reliquia della Santa Casa di Nazaret, ovvero la casa dove la Vergine Maria nacque, visse e ricevette l'annuncio della nascita miracolosa di Gesù: sempre secondo la tradizione, quando i crociati furono espulsi definitivamente dalla Palestina, le pareti in muratura della casa della Madonna furono trasportate "per ministero angelico", prima Illiria in e poi nel territorio di Loreto. La tradizione racconta che “più di settecento anni fa la gente del luogo, ancora immersa nel sonno, venne destata da una luce immensa ed improvvisa che dal cielo illuminava il paesaggio sottostante: tutti uscirono dalle case per ammirare lo straordinario avvenimento, senza però poter capire la fonte di quella luminosità, che sembrava essersi stabilita ne pressi di Recanati, in mezzo ad un bosco infestato dai briganti. Allorché il sole sorse dal mare, l’arcano fu svelato: una casetta, tenuta sospesa da bellissimi angeli, si librava nell’aria fino a posarsi su un colle coperto da un bosco di lauri. A tutte le persone accorse sul posto apparve la casa di Nazareth, quella che Gesù aveva abitato per trent’anni; tutt’intorno era ancora profumo di fiori e si diffondeva un canto melodioso e celestiale.

La piazza che dà accesso alla basilica è sicuramente una delle più belle delle Marche. Al centro della piazza si staglia la mirabile Fontana Maggiore, capolavoro barocco di Carlo Maderno e Giovanni Fontana, mentre sul lato sinistro del sagrato si scorge il monumento a Papa Sisto V.
La città, che circondata da una cinta muraria eretta a partire dal XIV secolo come difesa dalle incursioni turche, racchiude un piccolo borgo molto suggestivo pieno di negozi e locali.
La città di Loreto è anche profondamente legata all'aeronautica militare tanto che attualmente è sede della Scuola Lingue Estere Aeronautica Militare e all'entrata della città si vede un MB339 PAN esposto.

Nel settembre del 1995 Loreto ospitò “Eurhope” (Europe + hope) un grande incontro europeo dei giovani con il Papa Giovanni Paolo II che, davanti a più di 400.000 persone, disse: “Ecco la vostra Casa, la Casa di Cristo e di Maria, la Casa di Dio e dell’uomo!"

"La Santa Casa di Loreto è il primo Santuario di portata internazionale dedicato alla Vergine e vero cuore mariano della cristianità" (Giovanni Paolo lI).
LA BASE TUONO
Folgaria Folgaria (TN)
Situata tra cime delle montagne trentine, prospicente un laghetto artificiale, a Passo Coe (1600 s.l.m.) si trova la Base Tuono, un'ex base militare missilistica, del tempo della guerra fredda rimasta in attività dal 1966 al 1977.

Iniziato nel 2010 la costruzione del museo è un monumento al periodo in cui si pensava che un conflitto tra super potenze potesse avvenire. Nel 2013 la Base Tuono ha ufficialmente ottenuto il riconoscimento come sito museale rappresentativo del sistema d’arma Nike-Hercules dallo Stato Maggiore dell’Aeronautica; all'interno del perimetro che delimita la base si trovano esposti, infatti, gli ultimi missili terra-aria Nike-Hercules (ovviamente disarmati) esistenti in Italia.

Per chi visita la base è consigliato approfittare delle visite guidate che non solo spiegano il sistema d'arma di cui facevano parte i missili Nike-Hercules, ma racconta anche il clima geo-politico che ha condizionato la storia mondiale per più quasi mezzo secolo. La prima parte della visita inizia, infatti, con un'introduzione storica che illustra il periodo della Guerra Fredda nel contesto internazionale per proseguire con il sistema di difesa missilistico italiano, il dispiegamento delle basi missilistiche, l'operatività dei missili Nike-Hercules e le caratteristiche tecniche di questi ultimi.

Si passa poi nell’hangar, dove è esposto un missile Nike-Hercules adagiato su rotaia al quale sono state applicate delle finestrelle per guardarne i componenti interni; parte della visita sono anche i carri BCVan e RCVan che espongono i sistemi di controllo e tiro dei missili originali di quegli anni.
La visita finisce con il bunker sotterraneo dove viene illustrata la sequenza di lancio dei missili.
L'ultimo missile Nike-Ercules in Italia venne sparato venerdì 24 novembre 2006 in un poligono della Sardegna.

A chi fosse interessato si consiglia di consultare prima il sito web (www.basetuono.it) della base per verificare i giorni e gli orari d'apertura. Il prezzo del biglietto è basso e nei paraggi si presentano molte escursioni interessanti da fare.

AD AREZZO… PERCHÉ LA VITA È BELLA
Arezzo Arezzo (AR)
Arezzo è una città di antiche origini etrusche che è tornata alla ribalta per essere il borgo in cui Roberto Benigni girò il film "La vita è bella", che gli valse diversi premi Oscar; ma Arezzo è famosa anche per i capolavori di Piero della Francesca e del Cimabue.
La principale piazza della città è “Piazza Grande” che si trova nella parte alta dell’antico borgo; è piacevole fermarsi a prendere un aperitivo in uno dei tanti bar che vi si affacciano e lasciar spaziare lo sguardo sui palazzi che la circondano, tra i quali il Palazzo delle Logge costruito nel 1573 da Giorgio Vasari. La particolarità di questa piazza è quella di essere una piazza non in piano ma in pendenza. Davvero bella e pittoresca!

Il Duomo di S. Donato è uno dei tanti gioielli che adorna la Toscana: la cattedrale, in stile gotico, conserva al suo interno “la Santa Maria Maddalena” di Piero della Francesca e le splendide sono  considerate tra le più belle che si possono ammirare in Italia.
La costruzione del Duomo di Arezzo, o anche Cattedrale dei santi Pietro e Donato, è compresa tra il 1278 ed il 1511, anche se l'attuale facciata venne completata, in sostituzione dell'originale, solo nel 1914.
Esternamente il duomo appare semplice ma imponente, grazie all’uso limitato del contrasto cromatico che contribuisce ad evidenziare le ampie finestre della navata, mentre l'interno a tre navate si caratterizza per la notevole verticalità. L’altare maggiore è composto da tre elementi: l'altare vero e proprio, la grande pala marmorea e l'Arca di San Donato posta sul retro della pala. La mensa dell'altare poggia su pareti di pietra decorate con archetti trilobi e capitelli gotici.

Un’altra interessante chiesa che si trova ad Arezzo è quella dedicata a San Domenico che custodisce uno dei maggiori capolavori dell'arte del Duecento: il Crocifisso ligneo dipinto dal Cimabue nel 1265.
Tutta la chiesa, comunque, è interessante nel suo insieme, a cominciare dalla facciata incompiuta proseguendo con il campanile a vela sovrastato da due campane risalente al XIV secolo. Al suo interno, purtroppo, molti affreschi appaiono deteriorati. 
La chiesa ha una semplice struttura a navata singola molto allungata che termina in un prospetto posteriore da cui prospetta l'abside maggiore, l’interno risulta molto illuminato grazie alle numerose finestre presenti.

La basilica di S. Francesco contiene il ciclo di affreschi di Pier Della Francesca che illustrano la “Leggenda della Vera Croce”, dipinti tra il 1452 e il 1466 a decoro della cappella principale
Passeggiando per le vie della città non è difficile imbattersi in diversi cartelli che mostrano le scene del film, premio Oscar, “La vita è bella” che in questa pittoresca città è stato girato e che permettono di seguire un itinerario filmografico.

Per chi ama anche mangiare la città offre sempre moltissimi ristoranti tra i quali il sottoscritto segnala “La Cantina del Doc”, un locale piccolo ma molto accogliente, dove ho potuto non solo mangiare bene, ma sono rimasto estremamente impressionato dal cuoco che al termine del pranzo è passato tra i tavoli e, a chi ne faceva richiesta, spiegava le sue ricette. Una vera gioia per il palato.
GRAZZANO VISCONTI
Grazzano Visconti Grazzano Visconti (PC)
Grazzano Visconti fu costruito su iniziativa di Giuseppe Visconti di Modrone intorno all’antico castello, agli inizi del 1900, con l’intento di creare un originale centro artistico in veste medioevale. 
La realizzazione del borgo, della quale Giuseppe Visconti di Modrone fu progettista, direttore dei lavori, pittore e affrescatore venne talmente apprezzata dal re d'Italia Vittorio Emanuele III che con Regio Decreto, ne cambia il nome di Grazzano in Grazzano Visconti e conferisce a Don Giuseppe il titolo di duca.
Nell’idea del futuro duca il borgo doveva avere in se strutture utili ad assicurare lavoro ai giovani che terminavano i corsi di artigianato creativo del legno e del ferro battuto della nascente scuola di Grazzano.
Pur sapendo che il borgo venne costruito tutto agli inizi del ‘900 il turista che lo visita non può non rimanere impressionato dalla bellezza e dall’armonia degli edifici e dei viali. Tutto, dalle fontane alle immagini votive, dalle mura merlate alle finestre a sesto acuto delle case contribuisce a portare il visitatore in uno spazio-tempo distante, tanto che difficilmente si riesce a credere che non sia originale del medioevo quello che si vede; la cura con la quale è realizzata e posizionata ogni insegna ed ogni lampada nelle vie e nelle piazze più che una sapiente regia fanno pensare ad uno sviluppo naturale del borgo durato molti secoli e si stenta a credere che la costruzione più “nuova” sia solo di 90 anni fa.

Museo Internazionale delle Torture
Uno dei posti da visitare (se non altro per curiosità) è sicuramente il museo delle torture.
Piccolo ma ricco di “cimeli” offre un compendio di quello che nell’immaginario collettivo sono state le torture attuate nei secoli bui ed oltre. Se vedendo un esempio di garrota si rimane impressionati nel pensare che come strumento per eseguire le condanne a morte rimase in auge in Spagna fino al 1974,  certamente si sorriderà nel vedere la riproduzione di una cintura di castita, ben sapendo che non sono mai esistite in realtà.
Ma anche il sospettare che molte degli strumenti  esposti sono falsi il solo fatto di immergersi in un “gioco” che ci dovrebbe riportare in un ipotetico passato ricostruito  rende la visita al museo simpatica.

La mostra permanente di attrezzi agricoli
La corte vecchia è un’ampia area circondata da degli edifici che, conservando intatta la propria tipologia si armonizzano con il borgo di Grazzano Visconti, sono una testimonianza della civiltà contadina di parecchi decenni fa ed all’interno di uno di essi, sotto il portico di un vecchio fienile, sono esposti gli attrezzi agricoli del passato a testimoniare le attività agricole nei dintorni del borgo.

Il castello
Il Castello è parzialmente visitabile con visita guidata ed al suo interno si possono vedere sale di rappresentanza riccamente arredate, camere da letto di varia epoca ed altri locali molto interessanti.
Fu costruito inizialmente nel 1395 da Giovanni Anguissola marito di Beatrice Visconti, sorella di Gian Galeazzo Visconti. Nel 1870 passa alla moglie dell'allora proprietario, il conte Filippo della famiglia Anguissola, Fanny Visconti di Modrone, ed attualmente la famiglia Visconti ne sono i proprietari.
Giuseppe Visconti di Modrone, alla fine del 1800, fece restaurare il castello in modo da ricreare un aspetto antico del castello e modificandolo con il gusto neoromantico tipico del tempo.
La visita dura circa 1h e 1/2  e le guide risultano molto preparate anche nel raccontare gli aneddoti della famiglia, come quello del regista Lucchino Visconti (diretto discendente del conte) che per la scena della cena nel film “Il Gattopardo” si fece mandare i piatti dal castello.
Nella corte del castello compare la statua di “Aloisa”. Si narra che il fantasma di questa donna che andò sposa di un capitano della milizia che fu da lui tradita e che per questo morì di dolore, si aggiri ancora per il castello. La tradizione la fatta assurgere a simbolo di protezione per gli innamorati.
Il castello è circondato da un parco di circa 150.000 mq, anch’esso realizzato su progetto del duca Giuseppe Visconti di Modrone, che comprende un giardino in parte all’inglese e in parte all’italiana.

Il borgo, completamente chiuso al traffico; chi arriva in macchina può usufruire di due ampi parcheggi a pagametno posti alle entrate e tra le vie del borgo, completamente sterrate, si trovano moltissimi negozietti folcloristici.

AQUILEIA: LE ROVINE E LA BASILICA
Aquileia Aquileia (UD)
Fondata dai Romani nel 181 a.C. come avamposto militare contro i barbari, Aquileia divenne in seguito un importante centro commerciale fluviale e  una delle città più fiorenti dell'Impero. Raggiunse il suo apice sotto il dominio di Cesare Augusto (27 a.C. – 14 d.C.) divenendo capitale della X Regio “Venetia et Histria” ed accelerando quel processo che ne avrebbe fatto una delle più importanti metropoli dell’Impero Romano. 
L'edificio più rappresentativo della città è sicuramente la sua basilica che, dedicata alla Vergine e ai santi Ermacora e Fortunato, si presenta in forme romanico-gotiche ed è il più antico edificio di culto cristiano nell’Italia nordorientale che servì come modello per altre chiese
L’interno, maestoso e solenne, mentre il pavimento è costituito da un meraviglioso mosaico del secolo IV, riportato alla luce nel primo decennio del 1900; il soffitto ligneo a carena di nave risale al secolo X. Nella chiesa sono praticamente racchiusi 1.000 anni di storia.
Il pavimento è il più esteso mosaico paleocristiano del mondo occidentale (760 m²) e si consiglia vivamente di prendere un audioguida che spiega i mosaici e le allegorie ivi presenti.
tramite un camminamento vetrato che costeggia il pavimento della chiesa si possono osservare i vari mosaici tra i quali appare la Lotta tra il Gallo e la Tartaruga due figure (soprattutto il gallo) che si ripresenteranno diverse volte nella visita alla chiesa. Il Gallo, annunciatore della luce del nuovo giorno, raffigura Cristo “Luce del mondo”; la Tartaruga, il cui nome greco significa “Abitatore delle tenebre”, simboleggia il Maligno.
Sempre nella basilica vi è la Cripta degli affreschi, dipinta nella seconda metà del XII con le Storie di Ermacora raccontano le origini del cristianesimo ad Aquileia, mentre nelle quattro lunette sono raffigurate le scene della Passione di Cristo e la Morte di Maria.
La Cripta degli Scavi è una zona archeologica sotterranea (sotto il prato che circonda il Campanile) in cui sono visibili resti archeologici di quattro epoche diverse.

All'esterno della basilica c'è la chiesa dei Pagani, così chiamata perché vi si radunavano i catecumeni, e che sorge davanti alla Basilica ed è collegata con un portico alla struttura principale, mentre attorno all’abside della Basilica, si trova il cimitero dei caduti della Prima Guerra Mondiale, dove riposano dieci degli undici militi ignoti.
Infine alla prima metà dell'XI secolo risale il poderoso campanile a base quadrata coronato da un piccolo tiburio ottagonale sormontato da una cuspide.

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