Nella parte centrale della
provincia, sulle colline precedenti l'appennino, vi è un Borgo che mantiene un
fascio di medioevale inalterato nei tempi.
La prima cosa che si nota,
entrando in questo comune dopo aver salito le scale, è la piazza contenente una
delle sei torri che caratterizzano lo skyline del borgo, e la scacchiera
gigante che fa parte dell’arredo urbano e sulla quale, negli anni pari sempre
il secondo sabato e domenica di settembre, si svolge la “Dama Vivente” per
commemorare la visita di Torquato Tasso al nobile Fulvio Rangoni nel 1564.
La torre che sovrasta la
piazza, invece, è ciò che rimane dell’antico castello di Castelvetro che venne
trasformata in torre campanaria dopo il 1400.
Sul lato ovest della
piazza, quasi difronte alla torre dell’orologio, si trova la torre delle
prigioni costruita nel ‘500.
La torre, che come dice il
nome, una volta ospitava le prigioni, oggi racchiude al suo interno una delle
eccellenze del territorio: le botti di acetaia, visibili su appuntamento.
Sede del più antico
Castello della zona preappenninica, la località conserva ancora oggi vestigia
storiche di grande fascino, tanto che perdersi tra i vicoli di questo piccolo
borgo rappresenta una passeggiata nella storia e un modo per dimenticare i
ritmi frenetici della vita quotidiana.
Oltre che per il Lambrusco
Grasparossa Castelvetro di Modena è famoso per il suo, il Trebbiano, il
nocino, il miele, l'Aceto Balsamico Tradizionale di Modena ed il Parmigiano
Reggiano.
A chi piacciono le
escursioni enogastronomiche, inoltre, segnaliamo che vi sono moltissimi
ristoranti ed agriturismi nella zona che offrono i piatti tipici.
Curiosità sul nome: „Verso
il 150 a.C. le legioni romane crearono vicino all'insediamento un presidio
militare, un "castrum" ossia l'accampamento militare. „Dalla parola
castrume deriva termine di "Castel". La parola “vetro” invece, non
deriva dal vetro, ma dal fatto che il Castrum di Castelvetro era definito
spesso vecchio (in quanto uno dei primi) e quindi la parola latina “Vetus” con
il tempo divenne “Vetro”.
Il borgo, che fa risalire le sue origini all’epoca del
bronzo, è considerato oggi uno dei più belli dei colli Eugaini; in effetti il
centro storico risulta ancora intatto fin nei minimi particolari, tanto che è
stato possibile il suo inserimento tra i “Borghi più belli d'Italia”.
In questo borgo trovò la pace il famoso poeta Petrarca, dove passò gli ultimi anni della sua vita e dove è ancora possibile visitarne la casa ben conservata che rappresenta uno dei principali luoghi di interesse del borgo, e dove, sul sagrado della chiesa di S.Maria sorge oggi l'arca in marmo rosso di Verona contenente le spoglie del poeta.
Della Chiesa di Santa Maria Assunta ad Arquà Petrarca si hanno notizie sin dal 1026; L’interno della Chiesa si presenta ad un’unica navata con tre altari ed un tetto con travatura a vista. L’altare centrale, proveniente dall’eremo del monte Rua, è opera dello scultore Francesco Rizzi (1729-1795) della scuola del Bonazza; lo compongono la statua della Vergine e dell’Arcangelo Gabriele, due Busti di Santi e due Angeli. I due altari laterali in legno scolpito sono del ‘500 e la pala dell’altare di destra, opera di Pietro Damini da Castelfranco rappresenta il Battesimo di Gesù La grande pala dell’Assunta, dietro l’altare maggiore, è opera di Palma il Giovane (1544-1628). I restauri dell’inizio del ‘900 hanno evidenziato la presenza di affreschi di scuola veneto-bizantina in particolare una Madonna con il Bambino (XI secolo). Sono emersi poi altri affreschi risalenti al XV secolo di scuola post giottesca, raffiguranti un’altra Madonna col Bambino ed un trittico rappresentate Santa Marta, Santa Maria Maddalena e Santa Lucia del XIV secolo.
Risalendo
lungo le vie che conducono alla parte alta dell'abitato si possono ammirare belle case medievali e abitazioni
antiche. Prime fra tutte la loggia dei Vicari, situata in una
caratteristica piazzetta, in cui si riunivano i nobili capofamiglia con il
vicino oratorio della Trinità, del secolo XII.
L’oratorio era
molto caro al Petrarca, che si recava qui per pregare. Nel 1181 l’Oratorio della Santissima Trinità era
già esistente ed è stato modificato più volte nel corso dei secoli.
La loggia, invece, che è attigua all’Oratorio risale al
XII secolo ed è stata, durante il Medioevo e l’età veneziana, la sede
dell’amministrazione locale, dove si svolgevano le assemblee alle quali
partecipavano i capifamiglia del luogo. Nel 1823 il monumento rimase senza la
sua copertura e nel 2003 è stato dotato di un nuovo tetto per garantirne la
conservazione.
Da un punto di vista enogastronomico il borgo è famoso
per l’olio di oliva, per la coltivazione delle giuggiole ,alle quali è dedicata
uan festa in aututtno e con le quali producono il “brodo di giuggiole”, un liquore molto dolce e per il Moscato Fior d'Arancio, un vino spumante.
L'anima
medievale di questo borgo traspare ancora dagli edifici e abitazioni lungo le
sue vie e stradine e si consiglia vivamente, se ne se ha la possibilità, di
visitarlo.